Polunin, da molti definito il bad boy della danza, si racconta al Fatto Quotidiano. E si difende dalle tante accuse che gli vengono mosse dal "suo" mondo.
Non certo un tipo convenzionale Sergei Polunin. Un artista di fama internazionale, spesso contestato dai circoli gay per le sue uscite sui social, che non nasconde le sue opinioni, anche se spesso fanno discutere. In questo periodo è impegnato in "Romeo & Giulietta" all'Arena di Verona, ed è il direttore artistico, da ucraino, del nuovo centro coreografico statale di Sebastopoli. Nei giorni scorsi ha rilasciato una bella intervista al Fatto Quotidiano, di cui vi riportiamo alcuni dei passaggi, a nostro parere, più importanti.
L'intervista, nei piani di Polunin, vuole smentire l'immagine che danno di lui i media internazionali. Non si ritiene il bad boy della danza internazionale, né il ribelle che rifiuta le regole di pacifica convinvenza, né tanto meno l'omofobo che i media hanno dipinto. Si ritiene un'artista. Per lui è l'unica cosa che andrebbe valutata, al di là delle sue (discutibili) idee politiche (la passione per Putin, da ucraino) e delle uscite sui social, che spesso vengono lette in maniera semplicistica
"Fiumi di parole - risponde sprezzante - vado avanti per la mia strada. Sono un artista e la mia carriera prosegue nella direzione che desidero. In Romeo & Giulietta avrò l'occasione di danzare con Alina Cojocaru, in un allestimento e una coreografia grandiosi". L'unica cosa che veramente gli interessa, l'arte, la passione, che potrà sprigionare in un ambiente unico, al fianco di alcuni dei suoi idoli.
Degli attacchi dei circoli gay per le sue uscite sui social sembra non curarsene: "In quelle uscite mi riferivo alla danza, all'energia maschike e femminile per una migliore interpretazione sulla scena. La vita è già abbastanza dura, non ha senso complicarla. Volevo dire qualcosa di positivo ma è stato frainteso. I media inventano le loro storie (..) non è assolutamente vero che sono contro gli omosessuali. Come artista non riuscirei a riconoscere me stesso nell'odio".
"Intendenvo dire che l'energia maschile sta diventando sempre più debole - aggiunge - (..) Anche in scena non vedo più quella virilità che per esempio aveva Mikhail Baryshnikov".
Non si cura neanche delle polemiche per l'aver accettato di dirigere il nuovo centro coreografico che sarà costruito a Sebastopoli dallo Stato Russo: "Un'opportunità per costruire un nuovo sistema educativo e creare artisti totali. (..) Sarà un polo importante per l'arte, con un centro coreografico internazionale, ma anche con musei, mostre, cinema, teatro"
Insomma Sergei Polunin è concentrato solo sull'arte, non si interessa di politica ucraina-russa, non vuole fare polemica con la comunità gay. Ha le sue idee, le difende, e accetta il sistema mediatico attuale che, sostiene, ha semplificato dei messaggi che per lui avevano un diverso significato. Nulla conta, se non la danza.
Per leggere tutta l'intervista (e lo consigliamo) vai su Il Fatto Quotidiano