Completiamo il nostro viaggio nella storia della cultura hip hop, analizzandone i 4 elementi fondamentali che la compongono.
1. MCing, anche noto come musica rap, introdotto dagli afroamericani;
2. DJing, introdotto dai giamaicani è la disciplina dei dj, detti anche beat-maker ossia coloro che creano le basi e fanno i mixaggi e gli scratch;
3. Writing (o arte delle bombolette), arte introdotta dai latino americani e detta anche Aerosol Art;
4. B-boying, ballo acrobatico e spettacolare inventato da afroamericani e ispanici nel Bronx.
Alcuni considerano il beatboxing il quinto elemento dell'hip hop, altri preferiscono aggiungere tra i suoi principali aspetti, l'attivismo politico, la moda tipica, lo slang e il double dutching (una particolare forma di salto della corda). Molti, infine, seguendo l'insegnamento di Afrika Bambaataa, preferiscono considerare come 5° elemento dell’hip hop il knowledge, termine inteso come la conoscenza profonda della cultura Hip Hop, di ciò che la circonda e riguarda e del saggio utilizzo di essa. In altre parole può definirsi l'elemento che tiene assieme le quattro discipline.
• MCing
Mentre il talento e la fama dei Dj crescevano rapidamente, tutto questo successo alimentò una vera e propria esaltazione della persona. Nel clima elettrico dei party il carisma di questi "sacerdoti/performer" diventò quasi una guida per i giovani di quel periodo. Se nei club si verificava una rissa o se veniva percepita qualche tensione, spesso era lo stesso Dj a calmare le acque con le sue parole e la sua musica. Con il passare del tempo, il Dj cominciò ad affiancarsi, durante le esibizioni, a performer che dal vivo intrattenevano la folla, la eccitavano ed esaltavano l'opera degli stessi Dj: era nato l'MC (Master of Ceremonies). Il numero dei ragazzi che saltavano sul palco e stringevano un microfono dando sfogo alle proprie tensioni e comunicando la propria realtà, crebbe a dismisura: intrattenevano il pubblico prendendosi cinque minuti di notorietà, che funzionavano bene anche con le ragazze. Insomma una malattia da molti definita come "microfonite”. Anche se una inconscia consapevolezza del potere della parola portasse Dj del calibro di Dj Hollywood ad ammonire i giovani,come in generale facevano tutti i rapper (esortavano i giovani neri a non sprecare la loro vita, a non farsi manipolare, a studiare, a star lontani dalle droghe pesanti e ad essere fieri del colore della propria pelle), il clima festoso dei club e delle feste di strada faceva comunque crescere l’entusiasmo nei presenti. L'MC canta fino all'esaurimento delle sue energie e rappresenta la gente che gli vuole bene o le storie che ha vissuto, sempre in perfetto stile metrico. Nasce di conseguenza il Freestyle, che consiste nel fare MCing, (nell'inventare, cioè, le parole sul momento), senza una preparazione, improvvisando su basi musicali anche “vocali”, simulate da Dj chiamati beatboy (che praticavano beatboxing).
I primi MC ad esibirsi al fianco dei Dj furono Starsky e Dj Hollywood. La collaborazione tra queste due figure segnò la nascita di quelle che sono la base della produzione di musica rap moderna: producer e MC. Quest'onda di non violenza promossa, come abbiamo visto, dai promotori dell'Hip Hop ha portato i giovani ad esprimersi in diverse maniere. Nascono così, come accadrà inseguito per i graffiti e la danza, le competizioni, che si svolgevano all'interno di un cerchio in cui i due competitori dovevano rappare cercando di sbalordire la folla: quando superavano l'altro in stile e bravura, avevano vinto. Rappando insultavano il compagno, lo umiliavano, si dimostravano migliori di lui, fino ad ottenere quel consenso che portava loro alla vittoria. Era un modo non violento per arrivare a capo di una disputa o di un litigio e prese molto piede proprio in questi anni.
• DJing
L'hip hop non ha inventato la pratica del DJing, ma ne ha esteso i confini e le tecniche. Il primo DJ hip hop è stato Kool Herc, il quale creò una nuova tecnica isolando i break dal resto della canzone. In aggiunta alle tecniche messe a punto da Herc, altri DJ come Grandmaster Flash, Grand Wizard Theodore e Grandmaster Caz, diedero al genere ulteriori innovazioni come l'introduzione dello scratching e del beat juggling, tecniche appartenenti al Turntablism. Il dj utilizza due giradischi contemporaneamente, connessi a un mixer, un amplificatore, degli altoparlanti e diversi altri pezzi di equipaggiamento tipico della musica elettronica. In questa maniera può così produrre vari giochi (detti tricks) usando i due album presenti sui giradischi. Il risultato è un suono unico, creato dalla combinazione sonora di due separate canzoni in un unico pezzo. Il dj non va quindi confuso con il produttore discografico della traccia musicale (pur essendoci una considerevole sovrapposizione tra i due ruoli). Nei primi anni dell'hip hop la figura del dj era considerata la star in assoluto, ma i riflettori dal 1990 si puntarono sempre di più sugli MC. Comunque un certo numero di dj è venuto alla ribalta negli anni più recenti. Fra i più famosi ricordiamo: Grandmaster Flash, Mr.Magic, DJ Jazzy Jeff, DJ Scratch degli EPMD, DJ Premier dei Gang Starr, DJ Muggs dei Cypress Hill, Jam Master Jay dei Run DMC, Tony Touch e molti altri.
• Writing
In passato i graffiti ricoprivano uno speciale significato tra gli elementi della cultura hip hop: si tratta di una forma d'arte esistente già dagli anni ‘70, pur essendosi sviluppata in maniera decisiva solo nei tardi anni ‘80, per poi fiorire durante la decade successiva.
I graffiti, nella cultura hip hop, etichettavano una crew o una gang e furono utilizzati in tal senso soprattutto durante gli anni ’90, nella metropolitana di New York, espandendosi più tardi ad altri muri della città. Questo movimento, dai treni ai muri, fu incoraggiato dagli sforzi dell'autorità dei trasporti di New York (Metropolitan Transportation Authority) per sradicare così l'abitudine di fare graffiti sulle loro proprietà. La prima forma di graffiti nella metro era una firma fatta con vernice spray, detta tag, che presto si sviluppò in grandi ed elaborate lettere, complete di effetti di colore, ombreggiature, 3d, ecc. Con il passare del tempo il writing si sviluppò artisticamente e fino a definire fortemente l'aspetto delle aree urbane.
Nel 1976 writers iniziarono a dipingere interi murales con tecniche molto elaborate.
I primi veicoli di diffusione dell’aerosol art furono: il libro Subway Art (New York: Henry Holt & Co, 1990) ed il programma TV Style Wars (andato in onda per la prima volta nel 1990).
Giunto al grande pubblico televisivo, presto il resto del mondo imitò questa arte, espandendosi anche in Europa, Sud America, Australia e Giappone.
I Graffiti sono stati demonizzati dalle autorità ed associati, con leggerezza e superficialità di giudizio, a violenza, guerra fra bande, droga e microcriminalità: nella maggior parte delle legislazioni creare graffiti su pubbliche proprietà, senza permesso, è considerato crimine punibile con multe e/o reclusione.
TAG E CREW
Il tag (per alcuni "La tag") è lo pseudonimo di ogni graffitista, il suo alter ego. Il tag viene scelto dal writer stesso, partendo da giochi di parole sulla propria identità, o semplicemente scegliendo la parola che più lo aggrada, in base al suono o più frequentemente in base alle lettere che lo compongono. In alcuni casi il tag è seguito da un suffisso (molto comune il suffisso "one"). I primi writer usavano unire un numero al nome, come fece Julio 204 per primo, indicando con il numero la strada nel quartiere in cui viveva (204th Street), Quello che agli occhi di un profano potrebbe sembrare un semplice scarabocchio è per la maggior parte dei writer il frutto di un esercizio costante nel tentativo di coniugare estetica e rapidità.
Una crew è un gruppo, spesso composto da amici, legati dal writing ma non solo ed esclusivamente da questo. Sinonimi sono il francesismo "clique", lo slang bolognese "ballotta", gli inglesi "connection" e "squad" (estrapolato dal linguaggio militare). Nella crew è sicuramente importante la stima e il rispetto reciproco tra i suoi componenti. Il nome di una crew viene scelto in base agli interessi del gruppo di amici, generalmente accordandosi sulla connotazione che si vuole dare alla propria, futura, immagine. Molte volte il nome di una crew è un acronimo, che può anche avere più di un significato. Il tag corrisponde quindi alla firma. Evoluzione del tag è il throw-up, disegno stilizzato della propria firma (o delle prime lettere del tag) di rapida esecuzione ma di dimensioni più estese, eseguito con pochi colori, spesso spruzzati rozzamente, o anche privo di riempimento. Come un tag ingigantito, il throw-up rappresenta un marchio, eseguito sempre nella stessa maniera, per ricondurre immediatamente al suo autore, e come un tag lo si può trovare replicato più volte sulla stessa superficie. Con il termine "bombing" si indica la tendenza a puntare più sulla quantità che sulla qualità dei pezzi che si lasciano in circolazione; oltre ai throw-up, il cosiddetto "bomber" predilige pezzi dalla struttura semplice, quand'anche molto grandi, e di semplice colorazione (un colore di out-line e uno per il riempimento, tra i colori più usati per campire le lettere sicuramente l'argento rappresenta una scelta "classica"). L'obiettivo del bomber è la fama, far girare più vagoni dipinti da lui sulla propria linea o ricoprire i muri della propria zona. Queste tre espressioni sono i livelli stilistici più bassi del fenomeno writing, spesso sovraesposti dai media, ma molto spesso trascurabili dal punto di vista artistico. Nella comunità è infatti emarginato abbastanza velocemente il writer che non riesce ad esprimersi in forme stilisticamente più valide, e generalmente marcato come "toy".
• B-boying
Col termine b-boys (ma anche i black boys, i bad boys e i breaker-boys o boogie-boys), oggi viene utilizzato per indicare i seguaci della breakdance; le ragazze vengono invece chiamate "fly-girls" o "b-girls".
Il B-boying, detto anche breakdance, è uno stile dinamico di danza di strada che ha avuto origine soprattutto tra i ragazzi afro-americani e portoricani, nel Bronx. Si tratta di una danza originariamente individuale e che si svolge all'interno di un cerchio di persone (cypher),
È composta da quattro tipi di movimenti chiamati: toprock, downrock, powermoves e freezer, che nell’insieme generano uno stile altamente spettacolare ed acrobatico.
Il breaking (termine spesso contratto in break), inventato dai danzatori dei block party che eseguivano i loro migliori movimenti sui breaks dei pezzi selezionati da Kool Herc, è il primo stile creatosi per quanto riguarda la danza hip hop; al breaking se ne aggiunsero molti altri ma mentre il primo era nato dalla contaminazione ed evoluzione di passi della capoeira, gli altri si formarono su ritmi tipicamente funky (tra gli stili più noti ricordiamo: il popping, il locking, il boogaloo e il tutting).
Era comune, durante gli anni settanta-ottanta, vedere gruppi di persone con una radio su campi di basket, o sulla spalla, o anche sui marciapiedi, esibirsi in shows di breakdance per un pubblico anche numeroso.
L’evoluzione dell’hip hop ha portato a nuovi stili, che vanno dall’house al krumping, fino al newstyle, di cui parleremo in seguito.
La breakdance si diffuse dall’America all’Europa, per poi espandersi in tutto il mondo.
• Beatboxing
Il beatboxing, inventato da Doug E. Fresh, è considerato da molti il "quinto elemento" della cultura hip hop. Consiste nell’imitazione vocale delle percussioni tipiche di questa cultura. È quindi l'arte di creare beat, rythm e più in generale melodie, utilizzando la bocca, come se fosse uno strumento vero e proprio, e il range di suoni che possono essere riprodotti con le corde vocali dell’essere umano può rivelarsi sbalorditivo. Questa forma d’arte ha goduto di una forte esposizione e successo, soprattutto negli anni ottanta, grazie ad artisti come i Fat Boys e Biz Markie.
Nato per creare le basi delle improvvisazioni per i freestyle degli MC di strada, il beatboxing utilizza ed integra spesso i suoni prodotti con la bocca, anche con quelli emessi da gola e naso.
Bisogna però distinguere due differenti tipologie di tecnica, ovvero la Beatbox e la Vocal Percussion.
• La Beatbox,nasce con il movimento Hip Hop (che ha come pioniere e massimo esponente Rahzel, dei The Roots) e si basa su virtuosismi vocali (esempio due suoni in contemporanea) e velocità di esecuzione. Spesso viene praticata da “solisti” che si sfidano in improvvisazioni durante jam session o raduni di beatboxer. Quando viene abbinata al suono di basso, eseguito in alternanza al suono di percussione, prende il nome di Drum’n’Bass.
• La Vocal Percussion o Mouthdrumming invece, si basa sull’imitazione del suono di ogni singola componentistica della percussione (rullante con pelle tirata o meno, spazzole, cassa, charleston aperto e chiuso, tom, congas, campanaccio, maracas, piatti) ed è quella che viene utilizzata nei gruppi vocali di matrice “Contemporary a cappella music”. In questo genere, infatti, l’accompagnamento di vocal percussion e di basso, hanno un ruolo puramente ritmico dovendo stare sul tempo in maniera regolare (senza improvvisare), per non creare problematiche agli altri componenti della band durante l’esecuzione di un brano».
Il Beatboxing declinò in popolarità presso i breakers alla fine degli anni ottanta, tornando ad essere un elemento underground di questa cultura. La risalita è avvenuta alla fine degli anni novanta con la release di “Make the Music 2000”, di Rahzel. Internet è stata poi una forte esposizione mediatica che ha fortemente aiutato la rinascita del moderno beatboxing, a livello mondiale, grazie all’interazione dei tanti appassionati sul sito inglese Humanbeatbox.com.